martedì 6 maggio 2014

About Febbre and The Castles of Burgundy

Qualche sera fa ho fatto l'amore con 38.8 di febbre. Mia moglie era un po' contraria ("Andre sei sicuro che sia proprio una buona idea?", è lei il 50% razionale della coppia) ma le ho detto che se quella mattina avevo trovato la forza per farmi 96 km di autostrada e andare in ufficio con 38.2, potevo sicuramente trovare forze ed energie per qualcosa di molto più piacevole, con pochi decimi di grado in più sulla fronte.
E così ho convinto la fanciulla ad abbandonarsi ancora una volta fra le mie braccia.

E poi dopo sono stato malissimo.

Nelle ultime settimane di silenzio del blog sono successe un po' di cose.
Sono stato con moglie e figlia a Lucca, abbiamo noleggiato le bici e fatto il giro delle famose mura (e la sera mangiato un ottimo filetto di angus). Poi sono andato a visitare la distilleria di grappa Sibona, nel Roero, vicino Alba. Si tratta di una delle distillerie più famose del nostro stivale, e la più antica del Piemonte (il logo della distilleria è il numero "1", che corrisponde alla licenza n°1 rilasciata dall'organo che tutela questo tipo di distillati). Esperienza olfattivamente indimenticabile: i profumi della grappa riempivano l'aria tutt'intorno allo stabilimento, io ho cominciato a sentirli appena sceso dalla macchina. Comprata una bottiglia di grappa di moscato e aperta un istante prima di inginocchiarmi alla febbre e agli antibiotici.
Una grappa fantastica, morbidissima, che ti danza in bocca, alla quale non aggiungeresti nè toglieresti una virgola, perfetta così com'è.
E infine ho vissuto sentimenti contrastanti e arrovellature varie su The Castles of Burgundy.

Mi sono imbattuto in una discussione sul forum della Tana dei Goblin a proposito dei titoli di Feld, e la mia attenzione da gufo al tremar dei fili d'erba è stata catturata da un intervento fuori dal coro, di un goblin che non solo riteneva Feld molto sopravvalutato, ma attaccava proprio quello che è considerato il suo capolavoro: Burgundy.
Adesso: come forse avrete letto in miei precedenti commenti, sono sempre interessato ai pareri "contro" (quando sono qualcosa di più di "Fa cacare"). Mi interessa sempre capire perchè un gioco non piace, in cosa fallisce, specialmente se il titolo è un blockbuster osannato da tutti.
E l'intervento era talmente lucido e ben argomentato, che non mi ha lasciato in pace in questi giorni già difficili di febbre e tachipirina.
Ve lo copio\incollo.

Per me feld rappresenta il mainstream dei giochi da tavolo.diciamo che non nascondo una nota negativa, ma non tanto rivolta all'autore e ai suoi giochi, quanto piuttosto al fenomeno che li accompagna.
Trovo che l'accozzaglia di meccaniche senza pretesa di ambientazione alcuna, senza che offra un sistema di gioco estremamente profondo per compensare alla succitata assenza, sia semplicemente fine a se stessa, o al più serva a far apparire i suoi giochi (attraverso quella che io ritengo un'analisi pigra) più profondi di quello che sono; più eleganti; più longevi; più originali. Non so, mi sembra piuttosto fumo negli occhi.
Non voglio essere polemico, non troppo almeno; feld è un fenomeno che sto ancora tentando di capire.
Prendo come emblema del mio pensiero il suo gioco più amato: burgundy.
Sento gridare in ogni dove "capolavoro" "capolavoro", quando a me sembra semplicemente pessimo. Un sistema che caga punti ancor prima che tu possa finire il setup; si fanno punti anche per il solo stare seduti. Questa credo sia una delle chiavi del successo di feld: le insalate di punti allietano le masse; sono come le melodie e i ritornelli della musica pop, confezionati per un'elaborazione pigra. Una lunghezza spropositata rispetto ai contenuti del gioco. Si gioca in due o tre giocatori perché in quattro sarebbe soporifero anche per gli amanti più accaniti. Semplicemente è di una ripetitività disarmante, in quanto non c'è alcuna progressione nel gioco, se non nel punteggio. Parlando di punteggi poi, si fanno tranquillamente due giri del tabellone, il che vuol dire punteggi altissimi. Il problema sta nel fatto che se ci fate caso si arriva relativamente sempre poco distanti l'uno dall'altro (a meno che qualcuno non abbia capito a che gioco sta giocando), nonostante il range enorme di punti a disposizione. La massa ti dice che il gioco è teso e ben bilanciato. Io invece dico che si muove semplicemente su binari prestabiliti e che prima o poi durante la partita, tutti più o meno fanno tutto, perché il gioco lo permette. Permette di giocare in assoluta tranquillità perché qualsiasi cosa fai è buona e soprattutto perché ti è concesso fare tutto o prima o dopo. Alla fine tutti completano città, pascoli, Castelli. Se non hai completato una cosa vuol dire che hai fatto gli stessi punti in altra maniera, magari completandone un'altra. La cosa più difficile in questo gioco è commettere errori. Alla fine la grande differenza la fa il caso, perché gli elementi in cui la variabilità di punti acquisibili è maggiore riguarda i pascoli (e la fortuna lascia uscire pecore al posto di maiali) e le tessere per chi completa prima uno spazio di uno specifico colore (e qui le facce dei dadi danno una grossa mano). Ora non continuo ad elencare una quantità spropositata di difetti, poiché penso di aver reso l'idea di come, almeno per me, feld riesca ad incantare le masse.
A dimostrazione della mia tesi posso portare come esempio un altro feld, ma stavolta con sentimenti ben diversi. Considero In the Year of the Dragon un piccolo gioiello. Un gioco profondo, con la variabilità al punto giusto, teso, intenso, equilibrato. Ora non sto qui a spiegare perché, ma al di là dei gusti, ItYotD sta agli antipodi rispetto a Burgundy: dove uno è strategico l'altro è tattico, prevalentemente deterministico contro un impatto della fortuna incisivo, da una parte assolutamente punitivo dall'altra caritatevole. Insomma sono giochi estremamente diversi. Il punto è che io considero nell'anno del dragone un gioco fatto veramente bene, a prescindere dal gusto e burgundy un gioco con molte lacune. Ora la differenza di apprezzamento che i due giochi hanno riscontrato, per me è piuttosto indicativa del perché il fenomeno feld stia spopolando ultimamente.

Sono stato 4 giorni a letto, e a parte cominciare e finire Assassino senza volto di Mankell (dopo Il Cinese mi ero ripromesso di non dare più occasioni a quell'inaffidabile di Mankell, ma Assassino era la prima inchiesta di Wallander, giallo osannatissimo e...beh, alla fine l'ho trovato un bel libretto!), rileggermi per l'ennesima volta alcuni passi del magnifico Danny L'eletto di Potok, e massacrarmi di partite di Tigris and Euphrates sull'Ipad, non ho fatto che pensare al post su Burgundy.

Anzitutto: condivido molte riflessioni dell'analisi del goblin. Non tutte ma molte. Quando scrive che le insalate di punti gratificano i giocatori, e che il gioco (sto parafrasando) così com'è strutturato è studiato apposta per far rilasciare endorfine buone nel nostro organismo: ci prende in pieno. Credo che sia un meccanismo simile all'evoluzione da punti vittoria a punti esperienza nei videogiochi. Torniamo indietro negli anni. Nei giochi dei vecchi cabinet da bar (quei parallelepipedi in legno che contenevano un videogioco, un joystick indistruttibile, e un marmocchio sempre attaccato) a cavallo fra gli anni 80 e gli anni 90 non esisteva il concetto di "progress": affrontavi un dungeon, uccidevi via via tutti i mostri e guadagnavi punti vittoria. Quasi non te ne accorgevi dei punti e spesso non te ne fregava: il "premio" consisteva nel finire il gioco (o riuscire ad andare più avanti possibile). Non c'era gioia nel raccogliere punti: anche il fatto di poter registrare il proprio nome al superamento del record era mortificato dalla scarna console di registrazione: in molti giochi potevi scrivere solo 3 lettere, e così pigiavi a cazzo: AAA prima di allontanarti.
Da allora molti videogiochi, pur mantenendo una certa struttura, si sono evoluti. I punti vittoria si sono trasformati in punti esperienza e ora non è il semplice atto di sconfiggere mostri a fidelizzare il giocatore al gioco, ma di guadagnarne, con l'uccisione, esperienza (personaggio sempre più forte!) e nuove armi droppate (spada leggendaria se killi il drago!). E naturalmente gli achievements: "Hai sbloccato l'achievement KILLER per 30 uccisioni con il fucile da cecchino!". Non utile ma fico!
E' lecito ipotizzare che anche nei board games alcuni autori abbiano lavorato per rendere piacevole (e stucchevole) il guadagnare punti, parallelamente alla condizione di vittoria finale.
Quindi questa abbondanza di Burgundy, questa ricchezza di bonus e moltiplicatori, invece che di malus, non la vedo come una cosa negativa. Sicuramente diversa dalla coperta corta, dalle gomitate sui denti e da tutti quei titoli in cui ci si scanna per pochi punti rosicchiati. Diversa. Non per forza meglio o peggio.

Il problema sta nel fatto che se ci fate caso si arriva relativamente sempre poco distanti l'uno dall'altro (a meno che qualcuno non abbia capito a che gioco sta giocando), nonostante il range enorme di punti a disposizione. La massa ti dice che il gioco è teso e ben bilanciato. Io invece dico che si muove semplicemente su binari prestabiliti e che prima o poi durante la partita, tutti più o meno fanno tutto, perché il gioco lo permette. Permette di giocare in assoluta tranquillità perché qualsiasi cosa fai è buona e soprattutto perché ti è concesso fare tutto o prima o dopo. Alla fine tutti completano città, pascoli, Castelli. Se non hai completato una cosa vuol dire che hai fatto gli stessi punti in altra maniera, magari completandone un'altra.
  
Queste righe che mi hanno davvero messo in crisi perchè dicono molte cose vere sui meccanismi di Burgundy. Ma è nelle conclusioni che io e l'autore del post discordiamo.
E' il quasi a far la differenza, nell'analisi del goblin.
Che si finisca sempre a poca distanza uno dall'altro è vero, ed è vero anche che se non sei riuscito a chiudere la città è perchè probabilmente hai chiuso qualcos'altro, e fatto punti in altra maniera.
Ma non è vero che tutti riescono a fare tutto: tutti riescono a fare MOLTO, ma qualcuno, il più bravo, riesce a fare un po' di più MOLTO degli altri.
E' la capacità di individuare la scelta migliore fra tutte le scelte buone possibili, in quel determinato momento, con quelle determinate tessere, a far di Burgundy, a mio avviso, un gioco aperto e non già scritto.

A riprova di ciò ci sono solo le partite. Intervistando (si fa per dire) amici che giocano a Burdundy con regolarità, ho scoperto che... vincono i più forti.
GianlucaGianduia mi racconta che la moglie lo bastona regolamente otto partite su dieci, sia che lui parta di pascoli, che di città, che prenda per primo le miniere o imbrocchi la tessera bonus sulle merci vendute dal magazzino, che scelga scienza si, o che scelga scienza no.
Arrivano sempre a pochi punti uno dall'altro, ma alla fine vince sempre lei.
Durante la prima partita di ErProsciuttaro, la partita di "spiegazione del gioco", quel nerd col culo a tanica che mi asfalta puntualmente a tutti i giochi sin dai tempi di Magic, ha totalizzato 210 punti dandomene 30  di distacco (io che il gioco lo conoscevo e ci avevo già giocato).
Insomma: è vero: il gioco restituisce una sensazione di "fai sempre e comunque punti" , ma la difficoltà è farne più dell'avversario, e devo dire che Burgundy premia davvero il più bravo.

finito. Come al solito sono andato sul lungo. Più di quanto pensassi.
Non era mia intenzione lanciarmi in una difesa a oltranza di un titolo che può benissimo difendersi da sè, forte dei numeri e del consenso fra i giocatori, ma la discussione mi sembrava interessante.


Ok, posso togliere il cartello "Chiuso per febbre" dal blog.
Grazie della compagnia e dei messaggi in questi giorni.
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Nota:
"Ho convinto la fanciulla ad abbandonarsi ancora una volta fra le mie braccia.

E poi dopo sono stato malissimo"

E lo rifarei. Io sono il 50% di istinto e scelte sbagliate della coppia.

7 commenti:

  1. Bentornato Dado ^__^
    Come al solito un post denso di riflessioni e piacevole da leggere. Su Feld ammetto la mia ignoranza, mi ha sempre bloccato la sua nomea di autore di giochi "spacca-cervelli" (Trajan e Bora Bora su tutti) ... quelle poche volte che ho giocato ai suoi titoli mi ha colpito (in negativo) l'assenza di ambientazione. Va bene il gioco tedesco tutto trippolini e omarini in legno, però ogni tanto esagera :)
    A proposito: le grappe Sibona sono davvero buonissime. Ti consiglio quella di Amarone invecchiata in botti utilizzate per l'invecchiamento del Tennessee Whisky: un incrocio "Frankestein" riuscitissimo

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    1. Ti dirò, mio caro socio di vinaccioli d'uva, alla fine non sono proprio tutti così impegnativi e faticosi.... Fra Burgundy e Trajan per me c'è un grosso delta, in fatto di spremitura di meningi, e Burgunzolo mi sembra anche meno paralizzante.
      Se non l'hai ancora provato te lo consiglio, è piaciuto anche a Melonia (che ha dato il Melonia Approved, riconoscimento molto difficile da ottenere).
      Buona grappa e ... sicuramente assaggerò.
      Ho in programma una visita con degustazione (e voglio comprarmi la XO).

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    2. Riprendo la "conversazione" a distanza di qualche mese ^__^
      Nel frattempo ho cercato, almeno in parte, di colmare le mie lacune su Feld, nel senso che ho giocato più volte a Bruges e a Bora Bora.
      L'impressione globale è (molto) positiva. Ma ci sono anche cose che non mi convincono pienamente. Cerco di spiegarmi, premettendo che non sono un esperto. Dal lato "+" metterei nei giochi di Feld la possibilità di rimanere in partita fino alla fine, a meno che non si giochi alla cappero (ma questa è un'altra storia). Sia in Bruges che in Bora Bora, anche chi parte lento per un turno sbagliato ha la possibilità di rimediare e di vincere. Questo, secondo me, è un elemento di grande pregio in un gioco, che aiuta a mantenere alta la tensione attorno al tavolo senza il rischio di vedere qualche giocatore scoraggiato già a metà partita. Un altro "+" è la chiarezza dei regolamenti (che non significa semplicità del gioco), ma capacità di giocare con pochissime o nulle eccezioni, evitando la classica "sindrome di Arkham Horror" o anche la sua mutazione "Sindrome di Wallace" (es. Ho vinto!!! Ehm no, perché ci siamo dimenticati la sottoregola 3,a che dice che nei turni dispari, se fuori piove, il punteggio va diviso per la radice quadra di pi greco fratto 3).
      Tra i "-" (e qui scopro l'acqua calda) metto l'assenza completa di ambientazione. In un tedesco, si dirà, l'ambientazione è sempre all'ultimo posto. Vero: ma nei giochi di Feld mi pare che la cosa sia portata all'ennesima potenza. Ripeto, scrivo queste considerazioni avendo provato solo due giochi di Feld e perdipiù recenti, per cui si tratta di riflessioni per forza di cosa parziali.
      ... ancora devo provare Trajan e all'orizzonte si profila l'uscita di Aquasphere ... aiutooo! O.o

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  2. Anche su Trajan c'è pioggia di punti, ma il difficile è farne più degli altri

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    1. Vero. Ho ancora troppe poche partite su Trajan per analizzare bene la questione, ma seppur dalla poca esperienza mi sembra che anche nel gioco di Catullo, ci si avvicini parecchio come punteggio, nelle note finali.

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  3. La nota finale é una vera perla. Complimenti per l'articolo, condivido i pensieri tuoi e del Goblin, Burgundy é un gran bel gioco, ma i fan di Rosemberg vedono nei titoli di Feld caoticità e l'impossibilità di seguire una strategia. Se Rosemberg ti permette di fare tutto e di farlo bene, sui titoli di Feld tenti di ottimizzare il tutto in base a cosa hai davanti. E chi ottimizza meglio, vince.

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  4. Il mio culo a tanica vi ha purgato ancora. xD

    quello e il fatto che son stato primo giocatore per il 90% della partita ;PPP

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