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Anteprima: U-Boot The Boardgame su Kickstarter

Anteprima: U-Boot The Boardgame su Kickstarter

Un Kickstarter che appare non solo accattivante da un punto di vista “scenico”, ma anche intrigante per le regole e innovativo per i ruoli che ci consente di avere… ma…

U-Boot the boardgame è un progetto kickstarter (partito il 22 gennaio) promosso da Phalanx e ideato da Bartosz Pluta e Artur Salwarowski e consente a 1-4 giocatori di condurre battaglie sottomarine a bordo di un sommergibile U-Boot del tipo VIIC rivestendo il ruolo di capitano, primo ufficiale, navigatore e capo Ingegnere. Il gioco è completamente collaborativo e si avvale di una app di supporto che interagirà con i giocatori simulando le variazioni ambientali e le risposte del nemico. La durata di una partita è valutata dai 30 ai 120′ ed è fatto per giocatori dai 12 anni in su.

U-Boot non lascia certo indifferenti quanto a impatto visivo: oltre alla grafica ben curata e calzante, la plancia di gioco, se così possiamo chiamarla, è infatti un modello di sommergibile in 3D, in cartone robusto (a quanto mi sembra di vedere dalle foto), lungo 88 cm, attorno al quale andranno posizionate le schede dei giocatori e tutto il materiale di gioco (segnalini, carte, carte di navigazione, sestanti, miniature). Insomma, è uno spettacolo insolito e molto allettante… avere un sommergibilone al centro del tavolo gasa, non c’è niente da fare.

Per quanto riguarda il regolamento, abbiamo uno step decisivo che esaspera ancor di più i ruoli tipici dei giochi cooperativi: in una compagnia, di solito, c’è il picchione, quello che disattiva i congegni, quello che usa le doti mediche… insomma, c’è chi si specializza in una cosa, chi in un’altra ma alla fine le azioni da svolgere sono quelle.

In U-Boot le cose sono ancora più evidenti, dato che ognuno ricopre un ruolo molto preciso all’interno dell’equipaggio e tende ad affrontare problematiche e situazioni completamente diverse dagli altri, benché tutte finalizzate allo scopo di portare a termine le missioni assegnate.

Ciascuno dei quattro ruoli, infatti, richiede che ci si occupi esclusivamente del proprio settore, interagendo con gli altri tramite un lessico che dovrà necessariamente avvicinarsi al gergo marinaresco (ma per questo sono presenti tutorial e guida al gioco): il capitano sovrintende al completamento degli obiettivi della missione, supervisiona l’impiego dei punti azione ed è responsabile della situazione del morale dell’equipaggio. Il primo ufficiale interagisce direttamente con la app di supporto gestendo il flusso di informazioni e controllando la salute fisica dell’equipaggio. Il navigatore dirige il sottomarino impostandone rotta e profondità (usando proprio una mappa e gli strumenti di navigazione), aggiornando poi tutte le informazioni essenziali sulla mappa strategica e tattica e riportando tali informazioni sulla app perché possa elaborare una risposta adeguata alla situazione e alle scelte dei nemici. Infine c’è l’ingegnere capo (che qui non ha la tutina rossa, quindi, voi “startrekkers”, potete state tranquilli…) responsabile per i motori, le riparazioni e altri aggeggi meccanici (come i serbatoi di zavorra, i sistemi d’arma, ecc.).

I giocatori avranno poi a disposizione le proprie squadre (di ufficiali, ingegneri, ecc.) che si occuperanno delle varie operazioni da svolgere, secondo un sistema di piazzamento lavoratori.

Imprevisti, attacchi a sorpresa, guasti ecc. saranno gestiti dalla app che stabilirà se si devono pescare carte, che tipo di danni vengono subiti, ecc.

La presenza della app è determinante sotto vari aspetti di gioco, dalla gestione dell’ambiente all’interazione diretta con i giocatori, alla gestione di effetti sonori di immersione, motori, ecc. ed è giustificata dalle intenzioni degli autori che volevano dare una esperienza di gioco *in tempo reale* il più realistica possibile, cercando di mantenere intatta la sensazione di “giocare ad un gioco in scatola e non ad un videogioco”.

Il progetto è interessante, su questo non c’è dubbio, ma

ma non posso fare a meno di avere qualche perplessità sulla sua giocabilità (e ri-giocabilità). Sono sicuro che i due autori siano degli appassionati di storia e di tecnologia bellica, altrimenti non si sarebbero lanciati in un progetto del genere, ma a volte gli appassionati (soprattutto di storia) che sfornano giochi si dimenticano che non tutti sono appassionati come loro e quindi non tutti sono disposti a godersi le infinitesimali sfumature di una data situazione o di un dato ruolo. Il risultato sono giochi talmente accurati da avvicinarsi più all’addestramento che al divertimento e che per loro natura impongono ai giocatori un impegno che non tanti intendono profondere. Poi è vero che ci sono “livelli di complessità” in U-boot ma si avrà sempre la sensazione di giocare a “qualcosa di meno” rispetto al gioco reale e anche l’esperienza di gioco potrebbe apparire “povera”.

Comunque! Io non l’ho ancora provato, queste mie considerazioni derivano da precedenti esperienze personali in altri ambiti e da quello che sono riuscito a reperire in rete sul gioco.

Se volete farvi un’idea anche voi, vi invito a visitare la sua pagina Kickstarter.

E nel frattempo fatevi un giretto su MagicMerchant.it: non è un Kickstarter ma ha un mucchio di bella roba!

Luca "il ludografico"

Il Ludografico (all'anagrafe Luca Canese) è un graphic designer e modellista, con una passione smodata per i giochi da tavolo, i libri, la storia antica, i boschi, gli orsi, gli unicorni, i giochi di Ryan Laukat, le opere di Paolo Chiari e i libri pop-up di Robert Sabuda. Scrive articoli bizzarri su vari aspetti del mondo dei GdT, realizza recensioni grafiche (le Ludografiche) dei giochi che ha provato, crea giochi sotto l'egida della LuxLu GD (con il suo collega Luigi Maini), lavora come grafico freelance per le aziende e agenzie, collabora con lo studio Labmasu come progettista di organizers per giochi da tavolo e, in passato, con la 4Grounds per la progettazione di navi di legno. E trova pure il tempo per giocare e badare alla sua casa. Consumato (e a volte scostumato) master e giocatore di GdR, passa da Eberron agli oscuri miti lovecraftiani con nonchalance, mentre la sua casa è invasa (oltre che da libri fantasy, di illustrazioni, di storia, Funko Pop e altre cose strane) da miniature dipinte e non dei più svariati giochi.

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