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City Council, cchiù pilu pe tutti

City Council (Elad Goldsteen, 2013) è finito nella mia ludoteca quasi per caso.

Settimana scorsa, dopo l’ennesimo post del tipo “Ma voi dove comprate on-line???”, mi sono ricordato che era da un po’ che non facevo un giro nello shop di “zio Phil”. Con mia grande sorpresa mi sono ritrovato con un buono, quasi in scadenza, di qualche decina di euro da spendere: alla fine nel carrello è finito City Council. 

Per ora ho fatto due partite e l’impressione è sicuramente più che positiva: il mix delle meccaniche di base (molto semplici) da origine a dinamiche che non sono facilmente prevedibili dalla semplice lettura del regolamento.

L’ambientazione del gioco è sentita e lo scopo chiaro: i giocatori sono i membri, nominati dal governatore, del Consiglio Comunale di una piccola città che è stata appena fondata e che deve essere fatta crescere. Le risorse principali legate allo sviluppo città sono rappresentate dagli abitanti (divisi in “tute blu” e “white collar“), dalle risorse contenute nella città (goods token), dal benefici che la città ha da offrire (community token), dal livelo di inquinamento e di criminalità (pollution e crime token), dal budget (soldi) e dall’energia a disposizione.

City Council

La trasformazione di queste “risorse”, possedute dalla città e quindi amministrate congiuntamente da tutti i giocatori, avviene tramite la costruzione e l’attivazione di appositi edifici. Nel caso della costruzione, l’unica risorsa limitante è rappresentata dai soldi (ovvero dal livello del budget); per l’attivazione gli edifici è invece sempre necessario impiegare della manodopera (specializzata oppure no). Gli edifici sono il cuore delle meccaniche di trasformazione risorse.

Due automatismi gestiscono le dinamiche di incremento/decremento delle due popolazioni di abitanti (blue e white collar). Il primo si basa sul livello di disoccupazione che può sia attrarre nuovi lavoratori (se basso), sia fare aumentare la criminalità (se alto). Il secondo fa un bilancio tra i benefici offerti dalla città e il livello di inquinamento e criminalità: anche in questo caso possono verificarsi fenomeni di immigrazione, oppure di emigrazione, della “forza lavoro”.

September 07, 2017 at 10_39PM

Fin qui sembra tutto abbastanza “classico”: un gioco collaborativo dove i giocatori devono sviluppare insieme una città, tenendo sotto controllo inquinamento e criminalità, che sono gli unici due parametri capaci di far terminare il gioco con una “disfatta” dei consiglieri… in realtà ho volutamente tralasciato un piccolo particolare: come si fa a vincere.

In City Council i giocatori hanno due obiettivi. Il primo, più ovvio, è quello di non fare “implodere” la città; il problema è che questo obiettivo non porta nessun tipo di vantaggio ai giocatori. Il secondo obiettivo, perseguito individualmente da ogni giocatore, è quello di guadagnare abbastanza popolarità da essere eletto primo sindaco della città. Ciò avviene nel modo più comune del mondo: facendo “favori” a quei gruppi capaci di influenzare lo scenario politico.

Le “carte favore” rappresentano degli obiettivi nascosti (e personali) di breve e medio termine; ogni carta ha tre obiettivi, di difficoltà variabile, che possono fornire da 1 a 4 Punti Popolarità. Ogni turno ogni personaggio pesca una carta obiettivo che aggiunge alla propria mano (limitata a 7 carte), e che può giocare in qualsiasi momento siano soddisfatte le condizioni riportate. La partita termina nel turno in cui un giocatore arriva a 11 punti popolarità.

Questa meccanica spinge i giocatori a “diffidare” dalle proposte degli altri consiglieri.

city council
Carte Favore

Vediamo, infine, come funziona la parte di gestione della città.

Come prima azione, ogni round, il terzo giocatore (quello della commissione elettorale) decide come modificare l’attribuzione delle cariche delle varie commissioni, tenendo conto che ogni carica (inclusa quella elettorale) non può essere ricoperta per più di due round consecutivi dallo stesso giocatore. Le cariche determinano sia l’ordine di gioco, sia il “potere speciale” disponibile: la possibilità di attivare due edifici, di creare dei fondi speciali, di decidere le cariche degli altri giocatori, di ottenere una carta obiettivo aggiuntiva nel turno, e di avere un voto in più nella fase decisionale.

Poi ogni giocatore presenta una propria proposta per il round corrente: costruire un edificio, spostare, oppure vendere al settore privato, un edificio già costruito. Come ultima azione della fase ogni consigliere vota per una delle altre proposte: le due (tre) proposte più votate passano alla fase esecutiva e vengono realizzate.

Dopo la fase del consiglio ogni giocatore ha la possibilità, in ordine di turno, di attivare un edificio.

Personalmente ho trovato molto interessante il sistema di attribuzione delle cariche e di definizione del turno di gioco. Il decisore deve valutare attentamente l’impatto che potrebbe avere il bonus (assolutamente non trascurabile) fornito dalla carica assegnata nell’ambito della strategia di ogni singolo giocatore, cercando di massimizzare il proprio tornaconto.

city council

City Council mi è piaciuto molto! ovviamente non grido al capolavoro e tengo l’HYPE basso, tuttavia l’ho trovato differente dai “soliti” giochi e con delle dinamiche non facilmente prevedibili. Ora lo voglio riprovare inserendo anche la miniespansione dei “disastri” da fronteggiare: terremoti, tornado, epidemie zombie, ecc..

L’esperienza di gioco potrebbe non piacere a tutti, soprattutto per la parte più perculatoria politica. Dà comunque molta soddisfazione collaborare con gli altri per far crescere una bella città. Forse un aspetto che manca, ma è la mia personalissima opinione, è la valutazione finale dell’operato del Consiglio Comunale: una serie di punteggi per valutare, in modo tabellare, la bontà della città realizzata… anche perché, amara consolazione, potrebbe non essere poi questa gran vittoria diventare il sindaco di Gomorra.

September 06, 2017 at 11_38PM

 

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