martedì 1 novembre 2016

Il Venerdì del villaggio [VILLAGE]



Già tutta l'aria imbruna,
Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
Giù da' colli e da' tetti,
Al biancheggiar della recente luna.

Tra i tanti poeti romantici studiati ai tempi delle scuole uno di quelli che lascia il segno tipo Jordan23 è senza alcun dubbio Giacomo Leopardi, pilastro della letteratura nostrana. Quel senso di nostalgia, di legame con la terra e le tradizioni, quelle rappresentazioni di immagini bucoliche così suggestive e commoventi  da suscitare in chiunque uno stato di trasporto emozionale totale.
Di tutte le sue opere quella che mi è sempre rimasta nel cuore è il sabato del villaggio… come fai a non amarla:
Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.


Dopo una settimana di sbattimento quando torni a casa e sai che il giorno dopo non si lavora è la cosa più bella… però c’è un piccolo problema: a me la domenica sta sulle palle (proprio come a Giacomino…), è sempre stata un miraggio, un falso-negativo, carica di aspettative e di speranze che regolarmente venivano e vengono tutt’ora tradite dalle circostanze o dalla desolazione di città immerse nel sonno fino all’ora di pranzo, dalle payperview e dallo stadio! Anche a Leopardi in fin dei conti la domenica non interessava troppo perché una volta raggiunta c’era già lo spettro del lunedì di trabaco, e via di pippe mentali. 

Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l'ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.

Leopardi era un precursore perché parlava di noi esseri umani che alla fine, nonostante i tempi orami radicalmente cambiati dalla tecnologia dal consumismo e da tutto il resto, non siamo cambiati molto.
Però per me che lavoro 5 su 7 il vero sabato del villaggio è il venerdì sera, quello in cui torno a casa sfranto ma tiro lungo fino le tre del mattino con i compari perché poi il giorno dopo ci si riposa e spesso ci si diverte pure, relegando alla noiosissima domenica (come da secoli e tradizione) il nostalgico pensiero del lunedì mattina infame… almeno noi romantici-nostalgici facciamo così, è sempre un non essere felici fino in fondo del presente perché costantemente rivolti al futuro rimpiangendo il passato e sperando in un qualche cambiamento che scombussoli le carte.

Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
E' come un giorno d'allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
Ch'anco tardi a venir non ti sia grave. 

Quindi seguendo le dritte di Giacomimo Leopardi, il venerdì sera ce la godiamo fino alla fine da bravi fanciulli-tardoni perché questa stagione non ritorna!

INCONTRI ROMANI

Mi arriva il messaggio di Valerio su Whatsapp che sono in riunione… lo hanno trasferito alla Cecchignola la città militare a 5 minuti da dove lavoro. “CAZZFIGATA Valè, appena ho un attimo passo che ci facciamo una serata”.
Conoscersi dal vivo non è come scriversi, mi accorgo che Valerio è un figaccione con gli occhi azzurri e il G-Shock come quello che ho appena comprato!
Andiamo dalla Civetta sul comò (una nuova gestione... tipo Pandemic :D) e neanche a farlo apposta c’è il duo inossidabile Leonardo Caviola con Alberto Ferrucci a fluidificare ludologia tipo professori con la cattedra alla Sapienza.
Visto che è venerdì e che mi sento ispirato da Leopardi e che non ci ho mai giocato ma l’ho comprato da più di un anno, propongo a Valerio di spiegarmi  e giocare a Village, uno di quei giochi talmente mitici che se non ce l’hai nello scaffale con puertorico ed Agricola rischi di perdere 1000 punti quando ne avevi raggiunti a fatica meno di 100!! Valerio parte con la spiega prima ancora che io riesca a tirare fuori la scatola dallo zaino, sembra un maestro della sacra arte dello spiegone… un vero PRO!

VILLAGE

Germanone per 2-4 giocatori (almeno nella versione base) ambientato in un villaggetto rurale dove i giocatori interpretano i panni di una famiglia che cerca di lasciare il segno nelle cronache del paese dinsinguendosi nelle principali attività disponibili: il raccolto nella propria tenuta, l’artigianato, il mercato, il municipio, la carriera ecclesiastica o i viaggi.

Spesso indicato come uno dei tanti gateway per introdurre babbani o neofiti, questo gioco di grande successo nel recente passato ha subìto però diverse critiche a causa dei tanti minigiochi che lo caratterizzano. In effetti da bravo german non resta molto legato alla sua ambientazione perché le meccaniche di piazzamento-al-contrario (tolgo cubetti dalle zone per eseguirne l’azione) non puntano tanto a mantenere il legame con il contesto ma a creare una giusta alchimia e semplicità di gameplay garantendo comunque tanta profondità anche per il gamer incallito in cerca di “svago” (visto che una partita vola via in due con 45 minuti, in tre stai sull’oretta, in quattro non arrivi ai 90minuti).
Di fondo la novità e peculiarità di questo gioco stà nella pesca di cubetti in fase selezione azione e che verranno usati come risorsa ma la vera chicca è nell’uso della risorsa tempo come abilitatore per tante mosse. Lo svuotarsi e riempirsi della clessidra familiare  fa si che in ogni parentado ci sia prima o poi un lutto. Ma visto che nostra sorella morte è imprescindibile per fare punti e far terminare la partita, allora dopo poco ci si rende conto che morire bene è il modo migliore per vincere contro gli avversari.

Ogni giocatore ha una plancetta con 4 familiari di prima generazione. Su di essa raccoglierà i grani o le monete. Sul tabellone iniziale invece oltre alle zone azione raggruppate per le diverse aree (municipio, chiesa, artigianato, mercato, viaggi) ci sono le cronache che ospiteranno i defunti e le fosse comuni per gli sfortunati che non lasceranno un segno nella storia della propria famiglia.

Per le azioni artigianato, viaggio o municipio si consuma tempo rappresentato da una track tutta intorno la propria plancetta giocatore e sulla quale cammina un segnalino del proprio colore. Quando il tassello supera il ponte un familiare passa a miglior vita: il giocatore sceglie quale familiare della generazione più anziana da far trapassare e lo piazza (se c’è spazio) in uno degli slot delle cronache corrispondente alla mansione di quel familiare. Quando questi slot saranno completi o quando le fosse comuni saranno piene allora scatterà l’ultimo turno e poi si conteranno i punti finali: oltre ai punti totalizzati durante il gioco, si sommeranno quelli delle tessere commercio prese al mercato scambiando beni, ogni moneta residua varrà un punto e poi si assegneranno punti per ogni familiare nelle rispettive posizioni di municipio e chiesa. Anche viaggiare da punti e chi più è in viaggio all'ultimo turno più riceve bonus alla fine.

VINCE CHI CREPA MEGLIO

Inizio io che un po spaesato punto a rinfoltire la famiglia con un matrimonio, aggiungendo un familiare di seconda generazione in cascina. Valerio controlla le mie mosse ma da veterano va sicuro sulle azioni più efficaci: artigianato per ottenere risorse piazzando familiari ad imparare il mestiere, poi vendere risorse al mercato per ricevere punti vittoria. Al primo mercato prendo una tessera da 3 punti mentre Valerio totalizza un +4punti per la fine.
Le cronache del villaggio sono un bel trip quando hai finito le clessidre e devi far schiodare un tuo vecchio: capire quale familiare è giusto far trapassare non è cosa semplice perché hai quello che conosce il mestiere e ti permette tessere aratro, pergamena, bue o cavallo senza spendere troppe risorse. Dall’altra parte hai il parente che ha intrapreso la carriera ecclesiastica e sembra brutto fargli raggiungere il principale senza aver prima capito bene i vari misteri della fede. Poi in municipio hai quel cugino di secondo grado di tuo nonno che ti fa tagliare la fina quando devi condonare le terrazze ristrutturate, e che fai lo butti in una fossa a quello? Pare brutto no?
Infine hai quei lontani parenti che vivono all’estero perché sono tra i pochi che hanno avuto il coraggio di prendersi un carretto e andare in viaggio oltre i confini del paesello: richiamare a miglior vita proprio loro quando stanno conquistando il nuovo mondo è un torto all’umanità!
Quindi i pensatori incalliti avranno pane per i loro denti. La cosa certa è che per mettere in moto un bel motore di punti servono familiari sempre più giovani così da essere certi che non faranno una brutta fine nell’immediato e rimarranno nelle posizioni chiave fino alla fine.

Il gioco è di quelli che termina prima che si abbia il tempo di fare tutto così bisogna fare in fretta poco e bene o si rischia di non raccogliere nonostante gli sforzi profusi.

Valerio spinge molto sul mercato, molte volte va li che non ho ancora le risorse e quindi mi taglia fuori dai giochi visto che quella è l’unica azione che si può fare una sola volta a turno.
Io invece da chierichetto penitente mando in chiesa tre parenti dal destino perduto per cercare redenzione ai loro peccati: questi ci prendono gusto pare perché scalano fino al cuppolone sfiorando il pontificato. L’altra metà dei parenti si accoppia come ricci e mi da modo di mandare le nuove leve in giro per il mondo a seminare il verbo della mia famiglia. Chi va ad est, chi va a nord, uno addirittura trova il tempo per visitare più di una città.
Quando le sorti della partita sono ancora in bilico e i dischetti segna punti si scavalcano e passano ad oltranza muore d’infarto un tatoccio giallo di Valerio che fila dritto nell’ultima tomba comune e decreta la chiamata all’ultimo turno. Ci facciamo in conti in tasca, guardiamo alle ultime risorse e alla fine sommando tutto finiamo appaiati a 44 punti… vince Valerio per un maggior numero di tessere mercato che spareggiano.

BELLO VERO

Le considerazioni finali sono presto fatte: Village è proprio un bel gioco di fascia media, utile per far conoscere ai neofiti il mondo del gioco da tavolo moderno ma al contempo sufficientemente profondo e vario per spaziare con diversi approcci e strategie. In due è più spazioso perché da ogni zona azione è quasi sempre possibile pescare cubetti azione evitandosi i cubetti piaga come la peste. Ma da come giocava Valerio si capisce che spesso i cubetti neri che fanno avanzare di due passi sulla clessidra di famiglia possono non essere per forza un malus ma anche un’arma per attappare le cronache e bloccare i punti all’avversario. In definitiva quindi una bella sorpresa per chi come me non l’aveva ancora mai provato ma una chiara conferma del detto “vox populi vox dei”, se un gioco viene tenuto così in alta considerazione per così tanto tempo una ragione c’è.
Village si avvale poi di una bel popò di espansioni che da Village Inn fino ai più recenti permettono di espandere il numero di giocatori a 5 oppure di avvalersi di nuovi edifici produttivi… insomma taaaaanta roba per chi non si stanca mai di approfondire….
Con Valerio resta sfida aperta visto che da pippaccia quale sono io e da veterano quale è lui finire a parimerito con spareggio è una brutta macchia sul suo cv, una bella stelletta sul mio petto da lustrare alle prossime lezioni di condominio :D

SAN PIETROBURGO

Non paghi del viaggio nel villaggio, provo a spingere una sfida a Stromboli ma appena mi alzo per riempire il boccale di birra trovo Valerio che apparecchia un unto e strausatissimo Saint Pertersbug… gioco datato di diversi anni fa ma capace di regalare delle chicche nientemale.
La stanchezza è tale per cui anche un nondormiente come me inizia a lamentare atrofia delle palpebre che si chiudono ostinatamente nonostante non siano neanche le 24!
Sul tabellone ci sono quattro mazzetti di carte che si attivano in sequenza una volta che entrambi i giocatori passano. Ogni mazzo ha delle sue peculiarità ma di fondo le carte vengono piazzate sugli spazi vuoti della prima di due file di zone piazzamento dalle quali i giocatori potranno andare a comprarle pagando il dovuto con i foglietti di soldi in carta-pane.

Lo scopo del gioco è costruirsi un piccolo motore produttivo che partendo dai soldi e passando per le combo con carte uguali da prendere a prezzi scontati, permetta di incrementare le risorse prodotte e il relativo valore rendendo il maggior numero di monete al giocatore che così facendo sarà il vincitore all’esaurirsi del primo mazzetto dei quattro.
Il gioco ha veramente pochissime regole da memorizzare ma appena partiti si capisce la profondità di ragionamento che nasconde.

Data la tarda ora non riusciamo a chiudere la sfida che però era palesemente ad appannaggio del milite noto aka il cecchino di Naxos!
Le prime impressioni mi fanno pensare ad un gioco molto individualista dove si punta a costruirsi il proprio meccanismo produttivo ignorando totalmente ed interagendo quasi zero con gli avversari. Forse non il mio genere preferito ma indubbiamente la componente di fondamentalismo ludico che valorizza chi sa immergersi anima e mente con dedizione fanno di questo gioco un’arma letale per i nerd che potranno chiudersi a pensare quali combinazioni di carte sia meglio incatenare per abbattere gli avversari.

PS nota a latere: di viaggi in giro nel mondo ne ho fatti parecchi ma vi assicuro San Peitroburgo è tra le città più belle e suggestive che abbia mai visto, e poi... è PIANO DI PATATAAAAA!!!!!



FREDDA CHE QUEL FREDDO TI RIMANE

Roma in questo periodo autunnale è strana forte: giornate di caldo asfissiante con 28 gradi e umidità amazzonica; poi il giorno dopo freddo polare con vento di maestrale e bora (non della folksWagen ma) triestina… ci si ammala che è una meraviglia. Quando risaliamo sullo scooter vedo Valerio senza giacchetto e realizzo che arriverà ibernato come Capitan America in attesa dell’arrivo del grande Winter (soldier... zero trono). Visto che non è proprio il massimo mettersi sulla coscienza un amico-giocatore-lettore la prima volta che lo vedo di persona… penso bene di salvargli la vita offrendogli come unico riparo il kway Tucano che gli para il deretano (fa rima è c’è… stacce – come otto il passerotto intendo).

Alle porte della caserma gli abbracci e i saluti sono di due che era come se si conoscessero da una vita e forse è proprio questo che fanno i boardgame: abbattono frontiere, uniscono persone, creano legami, distruggono la noia, allenano le meningi e temprano alle 4 stragioni.

Bella Valè ci si rivede presto
 
Così tra questa

immensità s'annega il pensier mio:

e il naufragar m'è dolce in questo mare (L'Infinito)





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