La via del Giocatore – Surviving Pandori

di Giovanni “dLgG”

È finito.

Si, ci siamo salvati anche quest’anno. Natale è passato.
Dobbiamo esser fieri di noi stessi: siamo dei sopravvissuti.

Abbiamo dignitosamente superato pranzi e cene con amici e parenti. Sopportato saluti, abbracci e strette di mano da persone di cui non ricordiamo neanche il nome. Eroicamente abbiamo raggiunto il capodanno e l’epifania (non la Befana!), tornando finalmente alla nostra consueta e sacrosanta routine quotidiana. Alleluja, alleluja.

Questo Natale mi sono ritrovato, come tutti gli anni, davanti ad una scatola rosa di una nota azienda dolciaria. Non è una bella scatola ma è decisamente funzionale, deve contenere il pandoro. Mentre osservavo il contenitore in cartone la mia mente ha iniziato a scolpire forme, sagome e buchi, estraendone il più virile degli elmi. Non mi sono nascosto dietro alla scusa di avere dei minori nelle vicinanze, e dopo pochi minuti stavo già cercando delle forbici o al massimo un coltello seghettato e ben appuntito. Mentre fabbricavo il copricapo è partita la più bella delle domande da parte di uno dei commensali:

“Giochiamo?”

Ed ecco che da quel momento è iniziato il Vero Natale, quello spensierato che ti porta a stare con le persone a cui vuoi più bene. Non mi interessava il titolo del gioco, solo stare in loro compagnia e divertirci tutti insieme. Nonostante il gioco non rientrasse assolutamente tra i miei preferiti, la voglia di giocare continuava a crescere durante il semplicissimo apparecchiamento (dei piccoli tank in plastica e 6 dadi), quei semplici componenti hanno evocato dei ricordi della mia infanzia, quando a Natale si andava a trovare i parenti e si giocava con i cugini a conquistare il mondo, a creare il più proficuo abusivismo edilizio o, per i più fortunati, a scappare dall’isola con il vulcano in eruzione.
Anche se mi sforzo di ricordare, non mi viene in mente nulla di importante relativo ai giochi, ma ho ricordi vivi delle nottate a ridere e a scherzare, ad insultarsi per un’alleanza rotta con un’invasione o a disperarsi per una nuova ipoteca nell’ilarità generale.

Finito di apparecchiare. Oceania, Europa ed un altro continente a tua scelta. Incominciamo.

Fin dall’inizio della partita mi son reso conto che mi stavo divertendo come non accadeva da molto tempo, e rimango sbalordito pensando con cosa stavo giocando, ma mi stavo davvero divertendo come un bambino. Durante i turni degli altri giocatori, avendo il telefono in mano, ho “dato un’occhiata” sui social e ho visto molti siti e molte pagine a tema ludico che iniziavano la lapidazione dei pro e i contro, intenti a realizzare la propria classifica dei vari titoli usciti quest’anno. Nulla di nuovo, d’altronde leggo abitualmente siti del genere, ma in quel momento, in quell’atmosfera gioviale, mi ha lasciato l’amaro in bocca; quasi come se i giochi fossero solo ed esclusivamente un prodotto di consumo alla pari di un elettrodomestico.

Quel titolo ha tante componenti ma non ha delle grandi meccaniche, quell’altro è tanto colorato e “puccioso” ma di sicuro non avrà lunga vita, per non parlare poi di quell’autore che ha pubblicato una cosa asettica puntando sulla sua fama, ecc ecc… Forse stiamo diventando tutti troppo “geek” e stiamo tralasciando l’aspetto sociale del mondo ludico.

A questo punto inizia la mia piccola riflessione.
Cosa cerca un giocatore da tavolo o di ruolo? Cerco di esser più chiaro. Perché tutti noi giocatori abbiamo questa irrefrenabile voglia di giocare?

Penso che questo Natale mi abbia aiutato a capire cosa vuol dire per me giocare; credo fortemente che il motivo più bello sia il desiderio di stare in compagnia. E’ vero esistono anche i giochi in solitario (ne ho fatti parecchi) ma la voglia di stare in compagnia supera ogni gratificazione in single player. Penso che il motore principe sia la voglia di socializzare, il desiderio di ridere e scherzare liberamente con i compagni di avventura; a quel punto non hanno senso ne’ il titolo ne’ la classifica, esiste solo la voglia di portarsi a letto un’altra bella esperienza, l’ennesimo momento felice e di aggregazione, due risate sincere.

Ecco cosa penso ogni volta che apro una scatola o ogni volta che vado in ludoteca, non importa cosa faremo, se saremo dei protagonisti in prima serata o dei conquistatori di strade e campagne, non mi interessa chi sarà il primo a prendersi Mecatol Rex o chi riuscirà a figliare per primo, penso solo a chi sarà con me questa volta nello spazio alla conquista di nuovi mondi, con chi abbellirò la magnifica Firenze? Ce la faremo ad arginare tutte le malattie?

L’emozione del gioco è quel brivido che senti quando giri la carta di inizio turno. E’ quell’eccitazione che si prova nel veder passeggiare preposto e balivo. Quel maledetto 7 che continua far peregrinare i briganti; è ogni volta che tiri i dadi nella speranza di non fare dei critici, ogni volta che riesci a consegnare la lettera alla principessa. L’emozione è anche la rabbia nell’amico che ti soffia da sotto il naso quell’arredamento che volevi per la tua caverna, o quella sana antipatia nei confronti del primo giocatore di turno. Tutto questo è possibile solo se ci sono almeno due giocatori.

Non importa che tu sia umano, robot o topo o topo cavalca rapaci. L’unica cosa che conta è il divertimento tra tutti i giocatori che con te son seduti al tavolo.

Com’è giusto che sia ognuno di noi ha le sue preferenze di meccaniche o di autore, ma non possono una manciata di dadi trasformare una semplice serata in una grande avventura, come non sono le miniature perfette in ogni minima parte, coloratissime (o da colorare) a creare la sensazione della battaglia, come non può assolutamente lo zio tedesco partenopeo (zio Uwe) assicurarmi una bella sfida (ultimamente poi.. vabbè.. lasciamo perdere.. mannaggia a lui).
Sono le persone con cui si gioca a darci le vere emozioni. Che divertimento sarebbe sopravvivere in un’isola misteriosa da solo, come può un solo investigatore evitare l’avvento del Grande Antico, che senso avrebbe scovare mister x a quel punto?

Il gioco resterà per sempre il modo più semplice, e a mio avviso migliore, per socializzare e creare armonia. Perché il quel momento non sei più solo te stesso ma fai parte di un gruppo, di una compagnia e stai per vivere una nuova avventura unica nel suo genere.
Vi consiglio di giocare più spesso con i giocatori e non con il gioco, anche solo qualche volta, giusto per stare assieme senza la pressione dei punti vittoria!

Auguro ad ogni giocatore un 2018 pieno di emozioni ludiche.
Auguro a tutti di poter provare il gioco più bello di sempre e di acquistare il peggiore di sempre.
Auguro a tutti delle smacchinate senza fine per arrivare in fiera.
Ma auguro soprattutto un anno ricco di sorrisi e d’amicizia.

Ps: Oceania + Europa + Africa. Vittoria portata a casa!

2 pensieri riguardo “La via del Giocatore – Surviving Pandori

  • 19 Gennaio 2018 in 13:23
    Permalink

    Solo una cosa: bravo bravo bravo!!
    Io ne leggo pochi di articoli sinceramente; do una veloce lettura a titoli nuovi e novita, ma questo l’ho letto tutto perché mi ha fatto emozionare.
    La socializzazione, il contatto con chi gioca con te; questa é la cosa più importante e che poi crea una bella esperienza.
    Complimenti

  • 21 Gennaio 2018 in 12:32
    Permalink

    Bene! Bravo! Bis! (Seguirono 92 minuti di applausi)
    Quando da piccolo giocavo con i cugini si chiamavano giochi di SOCIETÀ e questo pezzo mi fa ricordare il perché.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.