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Odino e il cammello ripieno di agnello ripieno di pollo

Online si può trovare la leggendaria ricetta del “cammello ripieno“. Non si tratta certamente di un piatto leggero: il cammello ha come ripieno un agnello, a sua volta ripieno di pollo, a sua volta ripieno di uova sode; la cottura, prevalentemente allo spiedo,  richiede fino a 24 ore, ed è in grado di sfamare anche un centinaio di persone. Ingredienti:

  • 1 cammello (di dimensioni medie)
  • 1 agnello (grande)
  • 20  polli di dimensione media
  • 60 uova
  • 12 kg di riso
  • 2 kg di pinoli
  • 2 kg di mandorle
  • 1 kg di pistacchi
  • 2,2 kg di pepe nero
  • sale a piacere

Sfortunatamente non ho mai avuto l’occasione di verificare la fondatezza di questa informazione (che potrebbe anche rivelarsi una leggenda metropolitana); ho invece potuto “assaggiare” il suo equivalente ludico: La Festa per Odino.

Quest’anno, ad Essen, avevo trovate Uwe un po’ “appesantito” ma sempre estremamente cortese. I tavoli, apparecchiati con la sua ultima “creatura”, sembravano sul punto di cedere sotto il peso della componentistica, principalmente a base di cartone.

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La Festa per Odino (Uwe Rosenberg, 2016) non mi ha fatto gridare al miracolo. L’ho trovato il “classico” gioco di Rosenberg che, mi permetto di aggiungere, ha un po’ scassato gli zebedei inizia a stancare il palato: la zuppa di fagioli, anche se riscaldata, rimane zuppa di fagioli. Il gioco è da manuale, nel vero senso della parola. Provate ad analizzarlo con gli strumenti che vi fornisce Walter Nuccio e vi accorgerete che c’è poco di innovativo (come sempre per i contributi dei veri esperti rimando a Giocare In Scatola).

In un periodo in cui un gioco viene giocato, mediamente, tre o quattro volte prima di essere rivenduto oppure finire a prendere polvere nelle nostre ludoteche, la ricetta per fare un giocone-one-one è molto semplice: prendete 36 risorse differenti, aggiungete una settantina di azioni (simili) e un centinaio di carte occupazione (che fantasia), mettete dei vincoli di fine turno incrementali, inserite delle place di gioco aggiuntive   patchworkizzate il tutto che fa molto carino e fate restringere in sei o sette turni, cuocendo a fuoco lento. Il tutto deve avere un peso lordo di almeno 4,5 Kg e deve occupare circa 2 centiare di tavolo. Già che ci siete, inserite anche 1d8 e 1d12 per dare qualche falso brivido di aleatorietà. Per finire, assicuratevi che negli ultimi due turni il motore di produzione si feldizzi e giri al massimo sicché si termini con una point salad.

Odino

La festa di Odino mi sembra un gioco “sovraccarico” di materiali, solido, ma non certo un titolo da disruptive innovation. La qual cosa può anche non essere un male poiché riprendere meccaniche classiche, legate ad un brand di successo (l’autore stesso), permette di sfornare un prodotto capace di vendere: è l’equivalente di una cash cow in una matrice BGC.

Come dicevo nell’introduzione, non ho gridato al miracolo ma ciò non toglie che il gioco mi sia piaciuto: se la zuppa di fagioli è buona, la mangi volentieri anche se riscaldata. In particolare alcune scelte di game design mi hanno molto interessato.

La prima è il modo in cui è stato completamente riconcepito il concetto di “risorsa”. L’autore ha lavorato per rendere reali (e fisici) gli “attributi” normalmente intangibili. La superficie della risorsa ne indica direttamente il “valore” poiché la meccanica base è di riempimento del territorio, sia esso il villaggio, un isola oppure un edificio. Le risorse più  grandi hanno un’efficacia maggiore, quelle piccole offrono una versatilità maggiore. I vincoli di piazzamento delle risorse (in base al tipo/colore) sono coerenti con  il tipo di luogo/territorio che si deve sviluppare. Infine, trovata geniale, semplicemente in base alla decisione di dove piazzare una risorsa, essa permette di sviluppare una strategia di breve, oppure di lungo, termine: eliminare dei malus di fine gioco oppure puntare a dei bonus di fine turno? servono delle rendite monetarie oppure è meglio mitigare l’effetto del costo del  banchetto? Questa dinamica genera tensione e ansia. Purtroppo il trade off è quasi sempre tra il cancellare punti negativi oppure lo sviluppare (e avviare) un “motore” di punti positivi. Personalmente, a livello di game experience,  non amo molto i giochi in cui bisogna annullare i malus: trovo più gratificanti quelli in cui ci gioca per creare/espandere/migliorare.

Il secondo punto riguarda la meccanica di selezione e attivazione delle azioni. Dal “piazzamento lavoratori” ci siamo evoluti fino ad arrivare alla “gestione delle risorse umane”, ed è in quest’ottica che va affrontata la pianificazione delle azioni. Ogni turno i giocatori hanno una “rendita fissa”di vichinghi da utilizzare, uguale per tutti e che si incrementa nel tempo. Il tema principale diventa quindi come fruttare al meglio questo fattore limitante per sviluppare al massimo la propria strategia. Molto interessante.

Per ora mi fermo qui perché, per quanto mi riguarda, due partite non permettono   considerazioni troppo “profonde”. Ho trovato La Festa per Odino un gioco abbastanza “classico”: meccaniche rodate, possibilità di strategie multiple, durata contenuta, interazione indiretta (sulla selezione delle azioni); forse potrebbe finire per sostituire qualche titolo in mio possesso.  Chapeau per il modo in cui sono state “ridefinite” le risorse.

Da rigiocare assolutamente.

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